Il 13 Novembre 354 Agostino Aurelio nacque a Tagaste nella Numidia in Africa da un papà pagano e da una mamma di cristina.

Nel 371 si reca a Cartagine per studiare e convive con una ragazza cartaginese, la quale gli diede un figlio nel 372.

nel 374 torna a Tagaste dove aprì una scuola di grammatica e retorica

Si trasferì a Roma. Subì una malattia gravissima che lo condusse quasi alla morte; nel contempo si allontanò ulteriormente dal manicheismo.

Nel 376 decise di lasciare il piccolo paese di Tagaste e ritornare a Cartagine dove aprì una scuola

Nel 384 ottenne cattedra di retorica a Milano, dove si trasferì.

Intraprese la strada della castità e lasciò la moglie tenendo però con sé il figlio.

lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali.

A Milano ebbe l’opportunità di ascoltare i sermoni di s. Ambrogio

Mentre ritornava a casa aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” (Rom. 13, 13-14).

Nel 388 ritornò a Tagaste, dove vendette i suoi pochi beni, con alcuni amici e discepoli, fondò una piccola comunità.

Nel 391 venne consacrato sacerdote

Nel 397 venne consacrato Vescovo di Ippona dopo la morte del vescovo Valerio.

Nel mentre scrive le sue opere più famose, dalle “Confessioni” fino alla “Città di Dio”, gli hanno meritato il titolo di Dottore della Chiesa.

Nel 429 si ammalò gravemente, mentre Ippona era assediata da tre mesi dai Vandali comandati da Genserico.

Morì il 28 agosto del 430 a 76 anni.

Il suo corpo sottratto ai Vandali durante l’incendio e distruzione di Ippona, venne trasportato poi a Cagliari dal vescovo Fulgenzio di Ruspe, verso il 508-517 ca., insieme alle reliquie di altri vescovi africani.

Verso il 725 il suo corpo traslato a Pavia, nella Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro, non lontano dai luoghi della sua conversione, ad opera del re longobardo Liutprando che l’aveva riscattato dai saraceni della Sardegna.