Altare Maggiore
Situato di fronte all’ingresso principale, l’Altare Maggiore o del Santissimo ingloba la mensa ed il tabernacolo in marmo ocra, rosso, marrone e nero; al centro una porticina centrale di argento dorato custodisce il Santissimo Sacramento. Ai lati si trovano due grandi angeli in marmo bianco di Carrara, mentre sulla cupola svetta la Statua di Cristo risorto.
La storia
Questo monumento cela una lunga vicenda che si sviluppò parallelamente a quella della Chiesa: menzionato già nel XV secolo, solo nel 1571 compaiono delle precisazione sull’ “Altare Maius”, che si trovava sul lato orientale della Chiesa.
I riferimenti a questo monumento si arricchiscono nei resoconti delle Visite Pastorali del Seicento, dai quali si evince come si trattasse di una struttura molto diversa da quella odierna, soluzione settecentesca. Si è infatti passati da un monumento in legno e pietra ad un monumento marmoreo, probabilmente a causa del deterioramento dell’Altare o della volontà di impreziosirlo ed ammodernarlo.
Tuttavia, non è dato conoscere chi abbia potuto sostenere economicamente questa consistente ristrutturazione: una lapide posta dietro il tabernacolo informa che lo stesso venne eretto dall’architetto veneziano Marco Torresini nel 1710, ma vengono menzionati anche l’arciprete ed i “presentibus” della Chiesa, le famiglie più autorevoli del paese.
A conferma del ruolo importante di queste famiglie, la lapide sull’angelo sinistro porta la firma dello scultore veneziano Giovanni Bonazza, artista al tempo molto famoso a Padova, pur se in seguito la sua fama fu contrastata dall’emergere della nuova sensibilità neoclassica.
L'arte
Nell’altare di Bovolenta sono riconoscibili da un lato i motivi dell’arte barocca, dall’altro l’eleganza nelle forme e nelle proporzioni merito dell’architetto e scultore Marco Torresini, al quale si può accreditare la felice armonia tra architettura, scultura e pittura, e tra arti “minori” e maggiori. I due grandi angeli alati posti al fianco del tabernacolo sono invece opera di Giovanni Bonazza ed infondono una nota di quiete, basti notare l’uso del marmo bianco e la morbidezza delle pose.
Il piccolo Cristo risorto, che svetta sulla sommità del tabernacolo, è aggraziato e più gentile nelle proporzioni rispetto ai due angeli; la sua eleganza è riconducibile anche alla naturalezza dei gesti e all’attenta anatomia della muscolatura.